Fuori di Soda: il mercato italiano delle bibite gassate ringrazia il cambiamento climatico. (+11% rispetto all’anno precedente)

Chi l'ha detto che la Coca-cola fa male?

Il mercato delle bibite in Italia ringrazia il cambiamento climatico

Buone notizie per il mondo delle bibite (lisce e gassate) che nel 2022 ha registrato una crescita così forte da recuperare totalmente le perdite del 2020 e superando, seppur di poco, i volumi pre-pandemia; infatti, le stime comunicate da Assobibe parlano di un consumo complessivo sul mercato italiano di 3.190 milioni di litri (+11% rispetto all’anno precedente) per un valore di quasi 3 miliardi di euro. Una performance straordinaria che è stata possibile tanto grazie alla fine delle restrizioni anti Covid che all’eccezionale ondata di calore che ha contraddistinto la scorsa primavera ed estate, portando il consumo pro-capite intorno ai 54 litri annui. Specifichiamo che questi dati si riferiscono quasi esclusivamente all’acquisto di acqua minerali, di cui l’Italia è leader per quantità bevuta, andando a penalizzare le altre tipologie di drink analcolici.

La distribuzione moderna

La vendita delle bibite attraverso la rete di supermercati e altri di intermediari assorbe (e non è una sorpresa) circa i due terzi dell’intero valore, motivo per cui non si sono registrati shock significativi durante il lockdown, ma l’afflusso di turisti e una rinnovata voglia di convivialità ha fatto crescere le quantità movimentate del +8%, raggiungendo quota 2,5 miliardi di litri. Anche a valore si è notato una maggiorazione del +17% pari a 2,2 miliardi di euro.

Tipologia dei prodotti

Analizzando nello specifico il comportamento delle varie tipologie di bibite, quella che gode di maggiore tradizione e posizionamento è senza dubbio la soda che da sola rappresenta oltre il 70% dell’intero settore delle bevande gassate. Facile da credere visto che la cola-cola da sola vale il 60% di quest’ultima categoria, una leadership del colosso americano mantenuta dai costanti investimenti pubblicitari e dalla capacità di inserirsi nel consumo fuori pasto o all’interno di catene di fast food, pizzerie e altre realtà di cibo da asporto. Le aranciate, invece, rappresentando solo il 14% del totale delle bibite gassate. Il resto (26%) è suddiviso tra apertivi analcolici, limonate, chinotti, spume, cedrate, toniche e mixer sode.

Nel 2022 i drink non gassati hanno visto crescere il proprio peso toccando quota 23% sui soft drink. Un risultato trainato dal boom del tè freddo, tisane, acque di cocco, ecc… che seppur relegate ad una nicchia di consumatori cresce sia in volume che in valore. Energy drink e sport drink (bibite funzionali) insieme rappresentano il 6% del comparto, ma grazie a prezzi medi molto più alti pesano per oltre il 12% dell’intero settore.

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