Il burro è il condimento più usato in Europa nonostante le campagne “anti-grassi”
Cresce l’export delle produzioni casearie italiane.
Nei primi tre mesi del 2023 i prodotti lattiero caseari italiani hanno registrato un saldo positivo nel volume delle vendite estere pari al 3,9%, realizzando in soli due anni una crescita dell’export di quasi il 6%.
Lo rivelano i dati diffusi dalla 78esima assemblea di Assolatte, l’associazione nazionale che riunisce circa 1.500 aziende italiane del settore lattiero caseario, per un valore di 18 miliardi di euro di fatturato. Di questi, 5 miliardi provengono dai mercati esteri, dove la domanda di formaggi italiani continua a crescere, nonostante l’aumento dei prezzi.
È il caso in particolare della Cina, dove le previsioni parlano di un trend in netta crescita e non solo per eccellenze già note come il Parmigiano Reggiano, ma anche prodotti relativamente nuovi per i consumatori locali, come il burro. In Cina, dopo un paio d’anni difficili il burro ha segnato nel 2022 un ritorno delle esportazioni ai livelli pre-Covid: a +40% circa rispetto al 2019.
L’aumento dei prezzi medi per il burro importato nel 2022 è stato del +43% rispetto al 2021, una condizione che ha di fatto beneficiato l’Italia, tanto da collocarsi al quarto tra i fornitori di formaggi dopo Nuova Zelanda (64% della quota di mercato), Australia (14%) e Stati Uniti (5%).
Il burro diventa così il condimento più usato d’Europa; infatti, gli europei consumano in media 4,42 kg di burro pro capite l’anno contro i 2,5 kg degli oli d’oliva e questo nonostante le numerose campagne “anti-grassi”. Una crescita che sta coinvolgendo anche il ondo dove questo prodotto sta vivendo una seconda giovinezza, con consumi in crescita in 21 Paesi del mondo (in 12 dei quali con aumenti superiori al 10%).
Source: Assolatte
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