Scoppia la moda dell’acquisto compulsivo di…cantine vitivinicole
“Il diavolo veste Prada” e preferisce il vino all’acqua.
La moda italiana mentre continua a lanciare nuove collezioni strizza sempre più l’occhio alla viticoltura tricolore, confermando un naturale interesse verso la bellezza del nostro paese e sfidando nella corsa al tesoro di Bacco fondi bancari e grandi gruppi, come stanno dimostrando le recenti manovre di Red Circle Investments, società di investimenti privati di Renzo Rosso, che dopo aver investito in Valpolicella entrando in Masi, etichetta simbolo dell’Amarone, ha proseguito la scalata nel mondo del vino acquistando una quota di minoranza di Benanti. Percorso, quello del fondatore di Diesel continuato con l’adesione alla holding Brave Wine del Barolo di Josetta Saffirio. La fotografia del merger&acquisition italiano mostra come questo tipo di investimenti stiano diventando sempre più frequenti, passando da appena sette nel 2020, alle diciotto del 2022, con il mondo della moda sempre più protagonista, con Calzedonia, che attraverso la controllata Signorvino ha da poco comprato La Giuva, cantina della Valpolicella.
Di contro non restano a guardare le diverse realtà leader della gestione di fondi di private equity, con il Fondo Clessidra che ha creato Argea nato con l’unione di Botter e Mondodelvino, riuscendo così a rilevare Zaccagnini, simbolo enologico dell’Abruzzo. Non solo realtà italiane, ma anche i gruppi “stranieri” guardano con particolare attenzione i nostri territori come dimostrato dalle ultime operazioni di Epi, già proprietari di Biondi Santi, che hanno integrato il loro portfolio con i vini della tenuta Isole e Olena, mentre il Gruppo Allianz che già controllava l’Agricola San Felice ha fatto propria Batzella e i suoi vigneti tra Castagneto Carducci e Bolgheri.
Cosa ci riserverà il futuro? Ce lo spiega Alessandro Santini, head of corporate&investment banking per il gruppo bancario svizzero Ceresio Investors, che in una recente intervista ha dichiarato:
“Il settore vitivinicolo non può permettersi di stare fermo altrimenti perde di competitività sui mercati internazionali, per questo sono certo che anche nel 2023 saranno molte le operazioni di questo tipo, sebbene in Italia esistono molte aziende di nicchia e l’idea di creare un portfolio con società da decine di milioni di euro potrebbe essere complicato”.
© riproduzione riservata