Solamente un ristorante su dieci valorizza i formaggi che ha in carta
Il serio problema di puntare sulla qualità, senza comunicarla.
I formaggi DOP sono di casa in un ristorante italiano su 4 (25,3%), ma solo uno su 10 (10,2%) li valorizza riportandone la corretta denominazione nel menu.
A rivelarlo uno studio Griffeshield per Afidop (Associazione dei Formaggi Italiani Dop e Igp) che ha valutato l’entità e le modalità con cui i formaggi DOP sono riportati nei menù (denominazione del prodotto, presenza della dicitura DOP, del logo, e indicazione della stagionatura) prendendo in considerazione nove formaggi DOP italiani: Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella Di Bufala Campana, Fontina, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo, Taleggio, Montasio.
Dall’indagine emerge che i formaggi DOP non sempre vengono valorizzati correttamente, a cominciare dal nome: il campione si spacca sulla corretta denominazione del formaggio. Da una parte, Taleggio, Fontina, Montasio e Gorgonzola sono citati sempre o quasi sempre correttamente; Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Quartirolo Lombardo, Mozzarella di Bufala Campana e Provolone Valpadana registrano invece le percentuali minori.
L’acronimo Dop, infine, è riportato da 1 ristorante su 10, e solo in specifici casi: la più “promossa” è la Mozzarella di Bufala Campana Dop (46,5%), davanti a Gorgonzola (18%), Grana Padano (13,2%) e Parmigiano Reggiano (11,3%), con Fontina e Taleggio al 3,5% e le altre denominazioni al di sotto di questa quota.
In pochissimi menu si fa invece riferimento alla valorizzazione di altri aspetti qualitativi dei formaggi, come la stagionatura dei prodotti. Nell’82,7% dei casi è invece riportata per il Parmigiano Reggiano per il quale l’informazione è percepita come distintiva.
Un’occasione non sfruttata appieno per un comparto che, con 4,68 miliardi di euro di valore alla produzione e 56 denominazioni, rappresenta il 59% del valore del cibo DOP IGP e SGT del Paese e detiene il primato mondiale per numero di produzioni casearie certificate.
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