Caprai: incontri che cambiano la storia
Innovare secondo natura.
Il Sagrantino viene considerato da molti come una varietà graffiante, “duro” da assaggiare, ma soprattutto abbinabile solo con della carne al sangue. Luoghi comuni ben lontani dalla potenzialità di questo vitigno, già noto nel medioevo perché usato dai frati francescani per produrre il vino destinato alla Santa Messa e considerato, secondo documenti dell’epoca, uno dei migliori territori vitivinicoli dello Stato Pontificio, ma caduto in un lungo oblio durato secoli, come spesso avvenuto per altre denominazioni, finché Arnaldo Caprai acquista, nel 1971, 45 ettari a Montefalco, venendo a conoscenza del Sagrantino e delle sue innumerevoli qualità. Incontro che cambiò la storia di entrambi: da una parte l’imprenditore tessile si dedicò alla promozione e allo studio del vitigno autoctono umbro, dall’altra il dimenticato vino “risorse” dopo anni di abbandono.
Una sinergia tra tradizione e territorio portata avanti dal figlio Marco che guidato da una sincera passione e ferma determinazione trasforma la neonata attività agricola in una delle più importanti aziende italiane, attraverso una costante ricerca di innovazione e sperimentazione che ha reso la cantina un prezioso esempio di un’agricoltura dinamica e moderna, attenta alla sostenibilità ambientale, economica e sociale che negli anni è diventata parte integrante degli obiettivi aziendali attraverso l’adesione al protocollo di Sostenibilità New Green Revolution.
Una scelta nata tempo addietro, prima che il mondo del beverage si tingesse di “verde” perché come afferma Marco Caprai “La viticoltura sostenibile passa attraverso la sperimentazione e la ricerca applicata in campo” e non può essere il frutto di una rincorsa ad una semplice certificazione per incentivare le vendite e dare valore al proprio marchio; infatti, la famiglia Caprai ha sviluppato, da oltre 15 anni, un percorso virtuoso e di collaborazione con Università e Centri Ricerca per affrontare le grandi sfide ambientali che il pianeta ci sta mettendo di fronte.
Immaginare però che la “green economy” sia composta da sole carte bollate e slogan è un concetto riduttivo a cui l’azienda rifiuta di aderire, facendo della sperimentazione lo strumento più adatto e sicuramente più efficace per contrastare i cambiamenti climatici. Enologia, agricoltura e sviluppo commerciale non possono essere considerate tre aree autonome, ma come spiegano dall’azienda sono da considerarsi tre fasi di uno stesso percorso, atto ad integrare opportune tecniche agronomiche con la razionalizzazione della gestione fitosanitaria, passando per programmi territoriali condivisi come nel caso di New Green Revolution.
Un costante studio che ha permesso disviluppare reali soluzioni per risolvere i crescenti problemi che sta riscontrando la viticoltura odierna (aumento delle temperature, siccità, stagioni poco lineari, ecc..), realizzando importanti progetti. Nello specifico l’atomizzatore a recupero di prodotto per zone collinari risponde all’esigenza di ridurre gli interventi in vigna che in Italia hanno una frequenza tra le 10 e le 14 volte, contribuendo ad un eccesso di uso di sostanze chimiche (il 25% degli agrofarmaci consumati al mondo vengono utilizzati nei paesi europei dove si trova il 60% della superficie vitata mondiale), attraverso un prototipo in grado di scavalcare i filari dei vigneti e di nebulizzare il prodotto fitosanitario all’interno di un tunnel che recupera tutto ciò che non è intercettato dalle foglie, evitando la dispersione di prodotti chimici nell’ambiente e nel suolo, permettendo in soli 3 anni di ridurre di oltre il 50% la quantità di prodotto versato. A ciò si aggiunge la seminatrice per sovesci a rateo variabile, nata dall’esigenza di sviluppare in ambito vitivinicolo un modello di gestione del suolo vitato capace di migliorare l’efficienza colturale, realizzando una macchina capace di gestire in modo variabile il quantitativo e la qualità del seme in relazione a mappe di vigore satellitari degli appezzamenti da trattare. Volendo sintetizzare la mission aziendale si potrebbe affermare: sostenibili e credibili!
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