Storia del Whisky americano
Dall'epoca coloniale a oggi.

Introduzione
La storia del Whisky Americano coincide con l’arrivo dei coloni europei nel Nuovo Mondo, che portarono in queste terre riscatto sociale e le tecniche di distillazione.
I primi immigrati a giungere nelle coste dell’attuale New York furono gli scozzesi e gli irlandesi, gente che amava bere il whisky.
Il whisky in Europa viene prodotto utilizzando il malto, cereale ancora poco diffuso nelle ampie praterie statunitensi. Di contro però era abbondante la presenza di mais, che si rivelò una valida alternativa: ciò segnò l’inizio dell’American Whisky, precursore del Bourbon.
Nascita del Bourbon
Il whisky di mais si diffuse molto velocemente perché era apprezzato per il suo sapore dolce e delicato, che lo distingueva dagli alcolici più piccanti a base di segale.
Verso la fine del 1700 le etichette più apprezzate e di maggior valore, di questa nuova tipologia, venivano prodotte nella contea di Bourbon, nel Kentucky.
Le condizioni che permisero a questo Stato di eccellere erano date dalla “natura” e dal “contesto ambientale” in cui operavano i distillatori; infatti, la presenza di fonti d’acqua di origine calcarea (limestone), abbondantissima in queste terre e un clima unico della regione fornirono le condizioni ideali per la produzione di whiskey.
La ribellione del Whisky
Verso la fine del XVIII secolo, il Whisky era diventato un alcolico di largo consumo tanto da attirare l’attenzione del governo, che vide in questa bevanda un modo per aumentare le entrate fiscali.
Le nuove imposte sull’alcol portarono alla Whiskey Rebellion del 1794, una protesta portata avanti soprattutto da agricoltori e distillatori della Pennsylvania, dove il whisky era spesso utilizzato come valuta: fu scontro aperto con le forze federali.
Espansione e innovazione del Whisky
Il XIX secolo fu un periodo di crescita e innovazione per il whisky americano.
I miglioramenti nelle tecniche di distillazione, come l’introduzione dell’alambicco a colonna, consentirono una qualità più elevata e una produzione più efficiente.
Queste innovazioni portarono un migliorarono del gusto, diventando l’ospite fisso nelle case.
Inoltre, l’espansione della rete ferroviaria ne facilitò la commercializzazione, aumentandone la popolarità.
Il proibizionismo e la rinascita del Whisky
Il proibizionismo, promulgato nel 1920 con il Volstead Act, ebbe un profondo impatto sull’industria americana del whisky, perché fu vietata la produzione e la vendita di alcol, portando molte distillerie a chiudere o a passare alla produzione di whisky medicinale.
Nonostante il divieto, la distribuzione illegale prosperò senza troppi problemi con contrabbandieri e bar clandestini che “arricchivano” le tasche di poliziotti corrotti: una storia che aggiunse un tocco di intrigo alla narrazione della storia del whisky americano.
Il proibizionismo fu abrogato nel 1933, anno che segnò l’inizio di una lenta ripresa per l’industria americana del whisky. Le distillerie sopravvissute iniziarono a ricostruire e modernizzarsi.
La Seconda guerra mondiale e l’ara moderna
L’industria vide un altro boom durante la Seconda guerra mondiale, quando il Whisky divenne la bevanda preferita dai soldati americani.
La fine del XX e l’inizio del XXI secolo hanno visto una rinascita dell’interesse per il Whisky, guidata dal movimento di produzioni artigianali.
Sono nate piccole aziende famigliari, che hanno messo al centro del loro progetto qualità, tradizione e innovazione.
Queste nuove realtà insieme agli storici brand contribuiscono alla creazione di un mercato diversificato e dinamico.
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