Clipart di un uomo d'affari con monocolo e cappello a bombetta che tiene due sacchi verdi di monete. Sullo sfondo una vigna ad indicare come nel tempo il prezzo delle vigne in Italia sia cresciuto

Le vigne italiane valgono 56 miliardi di euro. Piemonte, Toscana e Veneto le più ricche

Con una media di 84mila euro per ettaro i vignaioli italiani sono tra i più ricchi d’Europa.

Uno studio condotto dall’Osservatorio Vinitaly-Unione Italiana Vini ha calcolato che il valore del vigneto Italia è di circa 56 miliardi di euro, per una media di 84.000 euro per ettaro, con picchi fino a 500.000 euro per le vigne di Barolo, Barbaresco, Montalcino, Valdobbiadene e lago di Caldaro. Seguono i territori di Trento, Valpolicella, Franciacorta e Bolgheri con un valore compreso tra 500.000 euro e 300.000 euro per ettaro. Questa stima è stata elaborata analizzando diverse fonti, nello specifico: i valori fondiari di Crea, le cifre dell’Agenzia delle Entrate e dell’Osservatorio Mercato Immobiliare, i numeri delle Camere di Commercio, i dati di Ismea e del Ministero dell’Agricoltura.

Questo lavoro ha fatto emergere il ruolo primario del vino in Italia, diventando un elemento chiave anche per chi investe in agricoltura con le terre dedicate alla viticoltura che non solo risultano un bene stabile nel tempo, ma godono anche di un costo maggiore rispetto ai suoli destinati alla coltivazione; infatti, pur rappresentando appena il 5% dell’intera superficie agricola coltivata (674.000 ettari su 12,5 milioni), toccano il 22% quando si parla di valore economico (56 miliardi di euro su 262,5 miliardi). Alla ricchezza fondiaria vanno aggiunti oltre 3,8 miliardi di euro di “filiera” composta da: vivaismo (1,8 miliardi di euro e +151.000 addetti), macchine e attrezzature (2 miliardi di euro per +10.000 addetti).

Ciò che rende preziosi questi terreni è il fatto di produrre etichette di alta qualità e ciò è reso possibile dalle eccezionali condizioni pedoclimatiche del nostro paese, da un sottosuolo fertile e da una composizione litologica ricca e variegata con intere denominazioni situate in zone collinari (281mila ettari pari al 42% del totale) e montane (9%). Insomma, essere contadini non è mai così conveniente.

 

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