Nel Medioevo il pepe nero era più prezioso dell’oro
Storia e curiosità del granello che un tempo era così raro e prezioso da essere usato come moneta di scambio.
Il Pepe nero è una delle spezie più usate nelle case gli italiani, un ingrediente tanto amato e utilizzato da meritare un posto di prestigio su scaffali di supermercati e piccole botteghe di quartiere, eppure si sa poco di questo piccolo granello che affonda le proprie origini nella lontana regione del Kerala (India) ben 4.000 anni addietro.
Questo territorio era definito da Egizi, Babilonesi e Assiri il “Giardino delle Spezie” perché era capace di regalare agli antichi popoli pregiati e profumati aromi, tra cui il piccante chicco.
Nei secoli successivi la fama e la richiesta di questo desiderato seme aumentarono sempre più, diventando un bene imprescindibile nell’aristocrazia romana e greca, tanto che Plinio il Vecchio in Naturalis Historia denuncia che i Romani sborsavano più di 50.000 sesterzi (circa 300.000€ attuali) in pepe e altri aromi orientali.
Se ciò non vi avesse convinto a comprendere il ruolo di status symbol che seppe ritagliarsi questa minuta gemma ci aiutano le cronache nel 408 a.C. quando Alarico, re dei Visigoti, dopo aver invaso Roma chiese come riscatto per liberare la città oltre ad ingenti quantità di metalli preziosi anche 3.000 chili di pepe nero.
Nel medioevo divenne così ricercato che il prezzo aumentò a dismisura arrivando perfino a valere più dell’oro: solo le casate più ricche e potenti potevano permettersi questo lusso e la reputazione di una famiglia era calcolato in base alla possibilità di avere a disposizione anche solo poche briciole del saporito capitale.
Fu la brama di aumentare il proprio benessere che spinse Cristoforo Colombo a salpare per le Indie, sperando in cuor suo di tornare in patria con un sacco carico di polvere nera, ma la storia andò diversamente da come ci si aspettava.
I rimpianti durarono però pochi decenni perché già nel XVII secolo la fama e il costo di questa spezia iniziò inesorabilmente a precipitare, causa un eccesso di produzione e al cambio dei gusti in cucina; infatti, la ristorazione francese andava sempre più affermandosi come la gastronomia più alla moda in Europa e nel mondo, un’arte del cibo che era però ancorata alla tradizione e a ingredienti nazionali, elementi che così fecero lentamente cadere il povero grano in uno stato di oblio.
Fortuna per tutti coloro che non possono fare a meno di un bel piatto di Cacio e Pepe, oggi simbolo di una ricetta popolare che altrimenti sarebbe potuto costare quanto un iPhone.
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