Il Prosecco erode le colline venete

Breve storia di una volpe che non arrivò all’uva.

Volpe che guarda una cesta con uva

Un vecchio proverbio diceva che “l’acqua cheta rovina i ponti”, ma uno studio condotto da tre dipartimenti dell’Università di Padova nel 2019, rinforza tale detto popolare accusando anche il Prosecco di essere responsabile di fenomeni erosivi, minando la sopravvivenza delle colline di Conegliano e dintorni. L’allarme ebbe un grande richiamo mediatico, tant’è che il “Guardian” e altri media internazionali dedicarono interi editoriali insinuando la celebre bollicina di essere “potenzialmente pericolosa per l’ambiente”. A questo attacco rispose il prof. Andrea Pitacco, ordinario di viticoltura dell’ateneo, che dichiarò come tali illazioni fossero totalmente prive di fondamento scientifico perché basate su una metodologia insufficiente a dimostrare l’effettivo pericolo. In effetti, il modello era basato solamente su numeri teorici e tesi filosofiche.

Nello specifico la ricerca analizzava le vigne dedicate alla produzione del Prosecco Superiore DOCG, arrivando a dedurre che per ogni bottiglia messa in vendita si perdono (teoricamente) circa 3 Kg di terreno. Fortunatamente lo splendido paesaggio trevigiano rimane ancora intatto e le cantine continuano a regalare eleganti bollicine con cui brindare in compagnia di amici, alla faccia di chi, per invidia, non vede l’ora di minare il nostro immenso patrimonio enologico. A tutti coloro noi diciamo: prosit!

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