Tedeschi mangia crauti?

In Germania si consumano ogni anno oltre 1 miliardo di Kebab.

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Nel 2005, quando ancora mancava un anno alla futura vittoria degli azzurri ai Mondiali di calcio, a Berlino usciva nelle librerie “Döner-eine türkische deutsch Kulurgeschochte”, un saggio scritto dal giornalista Eberhard Seidel che racconta in poco meno di 300 pagine, i 60 anni di storia della comunità turca in Germania. Tra i diversi aspetti socioculturali analizzati, un focus particolare è dedicato al Döner kebab e allo straordinario successo nella vita gastronomica tedesca.

Era il 2006 e mentre Fabio Cannavaro alzava in cielo la “sudata” Coppa del Mondo, gli eredi dei cavalieri teutonici avevano già divorato nell’ultimo anno oltre un miliardo di porzioni di carne marinata con erbe o spezie. Numeri pazzeschi, verrebbe da pensare, ma è stato calcolato che in Germania si mangiano più di tre milioni di kebab al giorno, che moltiplicati per 365 giorni, fa il totale stimato. Questa sfrenata passione per il “girarrosto” porta un indotto pari a cinque miliardi di euro, dovuto ad un prezzo medio per il piatto mediorientale di €5 (patatine incluse). Un valore gastronomico che supera di lunga la somma di tutte le catene di fast food americana nel Paese.

Nel libro, inoltre, viene affermato che questo cibo, così come lo conosciamo, rigorosamente avvolto nella piadina e stretto con la carta di alluminio, sia nato nella capitale tedesca, perché le versioni di Ankara e Istambul prevedono il pane o la pita.

Oggi, sono presenti nella patria di Richard Wagner, quasi 18.500 attività che danno lavoro a circa 60.000 persone e così mentre lo spiedo verticale continua la sua avanzata a Monaco di Baviera nascono i primi “kebab artigianali”, prova che anche le secolari tradizioni possono cambiare.

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