Pirata che guarda in modo perplesso una bottiglia di Rum vuota

Il rum torna protagonista del mondo degli spirits

Cresce il consumo di Rum nel mondo.

Erano gli anni Novanta e nei locali dominava il Cuba Libre e Mojito, affermando il Rum come il distillato della notte da bere, portando aziende a vendere milioni di bottiglie, semplicemente accompagnandole con un rametto di menta fresca. Un’ egemonia ben presto messa in discussione prima dalla Vodka e poi dal Gin. Tuttavia, qualcosa di nuovo sta accadendo al distillato caraibico per eccellenza con i dati di mercato riportati da IRI (relativi al canale Gdo e Retail) che parlano di una crescita del 13,2% sia a valore che a volume.

È un segnale importante, sebbene non fotografi la vera locomotiva degli spirits: l’Ho.Re.Ca. che è vetrina e forza propulsiva di questi prodotti, perché chi compra rum per un consumo casalingo è anche qualcuno che lo sceglie al bar. I dati di crescita a doppia cifra costituiscono però semplicemente una premessa al fenomeno del ritorno in auge del rum, non solo come ingrediente di cocktail. Dalle affollate e colorate sale da ballo di qualche decennio ad oggi le cose sono molte cambiate con produttori e consumatori pronti a distinguere tra distillazione continua e discontinua, discutere sui diversi territori di provenienza, preferire l’uso della canna di zucchero o melassa ed infine dibattere se è meglio un tropical aging (invecchiamento ai Caraibi) o continental aging (affinamento in Europa).

Spiega Luca Gargano (Velier) in una recente intervista al ilsole34ore:

Quello che sta succedendo oggi nel mondo dei rum ricorda quanto è accaduto nel mondo dei whisky alla metà degli anni Sessanta. Nel 1964 ci furono i primi imbottigliamenti ufficiali di single malt che al tempo sembravano qualcosa di strano e di avventuroso. All’inizio le vendite furono scarse, sull’ordine delle sessantamila bottiglie, oggi il single malt viaggia invece sui duecento milioni di bottiglie. Era successo che i giovani bevitori di blended erano cresciuti ed erano pronti a confrontarsi con qualcosa di diverso, di più costoso magari, ma anche di maggiore complessità e autenticità d’origine”.

Un fermento per nuovi stili e edizioni pregiate che ha permesso a molti appassionati di riavvicinarsi allo spirito dei caraibi come evidenziato dalle statistiche di carib-export che ha certificato un aumento del 26,86% delle esportazioni (triennio 2016-2019) con l’Europa che rappresenta oltre il 68% della quota di mercato.

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